Come investire in siti web💰 puntando al 10% / mese (per sempre)


Grazie a questa guida completa scopri come vivere di rendita investendo su un “banale” sito web di tua proprietà che generi una rendita costante. Questo tipo di investimento, al contrario di quanto si pensi comunemente, è davvero uno dei più semplici e sicuri che abbiamo a disposizione MA solo se effettuato seguendo i consigli che seguono.

CONSIGLIO SPASSIONATO: leggi con attenzione questa pagina perché questo è il modello più semplice, etico e remunerativo che io sia riuscito a scovare in tanti anni di attività. Sì, si avvicina REALMENTE a 10% al mese (per sempre) e la cosa bella è che non devi affidare a nessuno il tuo capitale: TU hai il controllo su tutto, sempre.

Inoltre, oltre alle preziose informazioni che hai a disposizione nelle righe che seguono, trovi anche un GIOCO-SIMULATORE che ti permetterà di fare pratica con questo modello di business senza nemmeno dover mettere mano al portafogli.

Infine una considerazione: in questi tempi incerti che stiamo attualmente vivendo, a partire dalla forzosa emergenza 2020, è interessante notare come, dal mio punto di vista, questo investimento su siti web risenta potenzialmente meno delle crisi economiche o delle potenziali  patrimoniali perché la rete internet si colloca al di fuori degli scenari geo-politici tipicamente in grado di affliggere gli altri modelli d’investimento.

Detto questo… entriamo nel vivo!

Investire in siti web: il simulatore numerico

Premesso che dal prossimo capitolo entriamo nel vivo della strategia, desidero iniziare presentandoti la risorsa che sarà in grado di trasformare i concetti che seguono in esperienza reale: il simulatore numerico “Investire in siti web” realizzato dal sottoscritto 😃. E’ andata così…

Dopo aver scritto l’intera guida che segue mi sono accorto che, per chi come te sta cercando una seria e concreta opportunità di investimento, la stessa lunghezza del testo avrebbe potuto contribuire a non far cogliere la stratosferica opportunità che si cela dietro questo semplice modello di business.

Una notte però… mi è venuta un’illuminazione: realizzare un vero e proprio simulatore online per offrirti la possibilità di provare il modello di business descritto in questa pagina senza nemmeno dover mettere mano al portafogli.

Piattaforma operativa del simulatore “Investire in siti web”

E dunque, dopo 10 giorni di duro lavoro e dopo molta, molta pazienza della mia compagna che mi ha visto giorno e notte incollato ad uno schermo (in effetti, non sono un programmatore, io…) eccomi a ritoccare questa pagina per dirti una cosa davvero importante: ho un regalo per te, il simulatore è pronto, giocabile, è divertente e puoi usarlo gratuitamente e senza alcuna registrazione!

E’ facilissimo da usare: basta seguire le video-indicazioni che trovi in ogni schermata

In tutta onestà, chi l’ha provato dice che è fantastico perché, pochi minuti, grazie a questo semplice ed efficace simulatore gratuito, sei in grado di scoprire:

  1. se la cifra che hai a disposizione sia sufficiente per investire profittevolmente in siti web (senza nemmeno mettere mano al portafogli)
  2. la rendita automatica che il tuo sito sarà in grado di generare mese, dopo mese, dopo mese…
  3. come aiutare parenti, amici o persone care in difficoltà economica rendendole parte del tuo progetto web
  4. come si gestisce un sito web di successo (senza dover essere un programmatore esperto e senza nemmeno scrivere una sola pagina)
  5. quanto tempo occorre per veder fruttare il tuo investimento iniziale (qui le chiacchiere stanno a zero, sono i fatti che contano)
  6. quando e come prendere decisioni strategiche importanti in grado di moltiplicare il tuo denaro potenzialmente per sempre
  7. come evitare l’errore numero 1 di chi apre un sito web: farsi prendere dal panico e chiudere il progetto prematuramente solo perchè non sta (ANCORA) incassando
  8. come farsi una decennale esperienza di imprenditoria web nell’arco di qualche mezz’ora e senza spendere nemmeno un soldo

… e molto altro ancora. Non mi dilungo ulteriormente sui vantaggi che offre questo simulatore né sui suoi limiti perché ne ho già parlato abbondantemente in QUESTO articolo.

Aggiungo anche che, alla fine di questa pagina, qui sotto trovi una playlist video di tutte le simulazioni live che ho fatto personalmente col simulatore che dimostrano, inequivocabilmente, come il business che spiego nelle prossime righe sia veramente un modello solido, adatto a tutte le tasche, ripetibile e scalabile.

Dettaglio delle statistiche

Dunque, a questo punto hai due possibilità per trasformare il tuo capitale in una buona rendita automatica investendo su siti web:

  1. Continui a leggere questo articolo per capire bene la “teoria” che sta dietro alla pratica e POI passi al simulatore, oppure…
  2. Parti dalla pratica ed inizi dal simulatore per POI tornare su questo articolo a capire perchè la simulazione non ti ha dato gli esiti sperati, come migliorare i risultati ottenuti col simulatore e, in definitiva, come ottimizzare i risultati che otterrai nella realtà.

A te la scelta. Nel primo caso ti basta continuare a leggere; nel secondo caso, clicca sul bottone che trovi qui sotto. Qualunque sia la tua scelta, buoni investimenti sui siti web!!

Francesco Nano


COME INVESTIRE SU SITI WEB

Nelle righe che seguono, potrai spesso leggere della mia disponibilità ad offrirti una consulenza gratuita. Considera che è qualcosa che ho fatto per un pò di tempo, con l’idea di farmi conoscere e che a breve non farò più. Se sei pertanto interessato a un consulto gratuito ti consiglio di farmelo sapere OGGI. Bene, possiamo iniziare.

Introduzione agli investimenti su siti web (per fare soldi)

“Giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Dica lo giuro.”

Lo giuro.

Nel , è ancora possibile portare avanti questo tipo di investimento, con successo? Si può pensare di guadagnare seriamente investendo su internet e quali competenze sono necessarie per guadagnare con un sito web? Quanto tempo e denaro serve? Quali sono le spese fisse per la gestione di un sito web? In quanto tempo si ripaga il tuo investimento? E’ possibile dimezzare il tempo necessario al ritorno sull’investimento? Quali sono gli step per investire profittevolmente su un sito web?

Queste sono alcune delle domande a cui cercherò di rispondere, sulla base della mia esperienza professionale, dei miei successi ed anche dei miei insuccessi. Quello che segue, infatti, è il condensato della mia esperienza personale dopo 12 anni di attività continuativa online.

Considera che, le cifre ed i numeri menzionati, sono solo esemplificativi ma, comunque, estremamente cautelativi. In altre parole, ho cercato di dare delle stime a ribasso per quanto riguarda gli incassi ed a rialzo per quanto riguarda l’investimento iniziale ed i numeri a supporto del progetto.

Il mio invito non è comunque quello di prendere quanto scritto in questo articolo come oro colato ma di provare col simulatore, mettere in pratica e di sfruttare la mia competenza a tuo vantaggio, in maniera che anche tu sia in grado di sviluppare progetti web automatizzati altamente remunerativi.

Buona lettura!

E’ davvero ancora possibile oggi guadagnare investendo su un sito web (e perché)?

Sì, oggi più che mai è, non solo possibile, ma addirittura altamente probabile mettersi nelle condizioni di generare entrate automatiche costanti grazie ad un semplice sito web. Il problema è che, nel 99% dei casi, chi si approccia alla creazione di un sito web, lo fa gettando fondamenta di sabbia e senza avere un preciso piano per

  1. Progettare
  2. Costruire
  3. Monetizzare

il proprio sito.

Troppo spesso infatti si pensa ad un sito web, non come ad un investimento vero e proprio o come ad un’azienda, ma come ad un passatempo o, nella migliore delle ipotesi, un’attività esclusivamente filantropica.

Ecco, se vogliamo, il problema più diffuso dei siti web che non guadagnano è proprio il fatto che, essendo un’attività con una barriera d’ingresso minimale, avviare un sito web lo può fare chiunque, anche chi non si approccia con una mentalità imprenditoriale all’attività.

Un altro comune errore incredibilmente diffuso tra i proprietari dei siti web è infatti quello di valutare esclusivamente sistemi di monetizzazione ormai obsoleti e ormai non remunerativi come, ad esempio, le pubblicità Adsense di Google. Purtroppo, sono finiti i tempi in cui bastava sbattere su un qualsiasi sito un banner Adsense per vedersi arrivare un flusso costante di denaro.

Tuttavia, questo non significa che con un pizzico di buonsenso in più, non si possa trasformare un “banale” sito web in una rendita automatica in grado di ripagare l’investimento iniziale svariate volte nel corso dello stesso anno. Il fatto è che questo tipo di risultato non si può ottenere senza considerare quanto riporto di seguito.

ROI: qual è il ritorno sull’investimento di un sito web

Investire su un sito web, ovviamente, può presentare delle incognite. Tuttavia, se segui con attenzione tutti i suggerimenti che trovi in questa guida il ritorno sull’investimento, rispetto alla maggior parte degli investimenti tradizionali, può superare di molto anche le più rosee aspettative.

Considera, ad esempio, che il trading miete regolarmente il 98.6% di nuovi investitori (cioè, il 98.6% di chi inizia a fare trading perde tutto il suo primo capitale investito). Per questa ragione e per tutte le altre che ho descritto nel mio articolo Come investire per vivere di rendita (l’acqua calda riscoperta) consiglio all’investitore neofita di guardare al mondo finanziario con sospetto e, invece, di volgere consapevolmente lo sguardo al modello di investimento che stiamo per approfondire nelle prossime righe.

Per introdurti alla materia, comunque, prenderò a paragone il mondo degli investimenti immobiliari perché, dal mio punto di vista, è quel tipo di investimento che tutti noi abbiamo ben chiaro e ben radicato nel nostro inconscio: compro un immobile, lo metto in affitto, guadagno, lo vendo, ne compro un altro, e così via…

Partiamo col dire che, alla stregua degli immobili, ci sono 2 tipi di ritorni che ti puoi attendere dal tuo sito web:

  • Capital gain, ovvero l’incasso di una cifra superiore a quella investita all’atto della vendita della proprietà web (certo, i siti web si possono rivendere!)
  • Cashflow, ovvero un ritorno mensile costante, quasi come se si trattasse di un affitto

Ora, per mia natura, io preferisco guardare al lato flusso di cassa piuttosto che ad un eventuale capital gain. C’è sempre tempo per vendere una gallina dalle uova d’oro, ma vuoi mettere la soddisfazione di vederti arrivare dei soldi, giorno dopo giorno, anche mentre dormi? Per me è tutta un’altra musica.

Dunque, per rispondere alla domanda “qual è il ROI di un sito web?” preferisco concentrarmi sul potenziale ricavo mensile del sito e, per farlo, ti faccio una domanda.

Quanti soldi pensi ti occorrerebbe investire per costruire un immobile in grado di garantirti un guadagno lordo, tolte le spese, di 1.000€ al mese?

100.000? 200.000? 350.000? O qualcosa del genere, il che significa che, nella migliore delle ipotesi, per ripagarsi ad un immobile servirebbero almeno 100 mesi (circa 8 anni e mezzo!).

Invece, nel caso di un sito web italiano, posso affermare con assoluta tranquillità che, riuscendo a sviluppare 100.000 visualizzazioni al mese, un sito è in grado di generare ben più di 1.000 € mensili. Ma facciamo finta che, mediamente, occorrano generare 100.000 visualizzazioni al mese per guadagnare questa cifra.

In effetti, anche nel nostro simulatore, consideriamo che 1.000 € possano essere generati con 90.000 visualizzazioni / mese, che è un valore veramente realistico, anzi, dal mio punto di vista completamente a ribasso.

Molto bene. Quanti soldi occorrono per generare questo volume di traffico? Vediamo, fammi fare una mano di conti mentale al volo.. direi… un investimento iniziale di… volendo stare larghi?

10 / 15.000 €

– Da investire ogni anno??

No, solo il primo anno.

Con questo genere di investimento e le istruzioni che seguono, un sito può arrivare in breve tempo a guadagnare, quindi tolte le spese di mantenimento, almeno 1.000 € al mese, ovvero è in grado di ripagarsi in circa 1 anno di attività a regime (quindi, spannometricamente, dopo 1 anno dal giorno 0).

Mantenendo il sito attivo, se hai seguito i consigli che sto per darti, questo continuerà a generare gli introiti mensili anno, dopo anno, dopo anno, fintanto che esisterà internet. E’ un modello di business ormai ampiamente consolidato, questo, che si basa sull’ottimizzazione dell’investimento iniziale e sui grandi numeri.

Il sito è dunque in grado di ripagarsi, interamente, tante volte quanti sono gli anni di attività con un ROI potenzialmente… infinito? Non lo so, dipende per quanto tempo esisterà internet 😅. Sicuramente, a partire dal secondo anno di attività a regime, sono tutti soldi “gratuiti”.

Senza considerare la semplicità di realizzare un “banale” sito web rispetto alla complessità di costruire un immobile o una qualsiasi azienda e di mantenerla in vita per più di un anno.

E, bada bene, stiamo parlando di un sito web basato su contenuti esclusivamente testuali e con un tipo di monetizzazione completamente automatizzata.

– Su quale argomento dovrebbe vertere questo sito web? Come si monetizza?

beh.. l’argomento è pressoché indifferente a patto che i contenuti siano utili, coerenti tra loro ed intercettino una precisa nicchia di mercato (su questo, neanche a dirlo, possiamo lavorarci assieme in consulenza). Contano i numeri ed il buonsenso in questo modello di business. Ad ogni modo ho dato alcuni spunti dettagliati su come trovare l’argomento del tuo sito web nell’articolo Come vivere di rendita con poco💸? Semplice, in QUESTO modo➡️ che introduce questo stesso modello di investimento in termini, ovviamente, ben più generici.

Per quanto riguarda la monetizzazione invece ne parliamo tra poco in maniera ben più dettagliata.

– E dunque, io, anziché comprarmi, ad esempio, un’auto nuova, investo i miei 20.000€ (non ho ancora capito come, ma confido che me lo spiegherai presto), attendo 1 anno e dopo 1 anno sono certo che ogni mese mi intasco una paga automaticamente? Mi sa tanto di gatto, volpe e campo dei miracoli.

Ok, non leggere fino alla fine questo articolo allora 😉.

Quali competenze sono necessarie per guadagnare con un sito web?

Sulla base della mia esperienza, tutte ma praticamente nessuna. Nel senso che, è vero che essere un programmatore, un grafico o uno scrittore professionista non può che aiutare ma, in realtà, per avviare un sito web con la prospettiva dell’investitore e non dell’hobbista, in linea di massima nessuna di queste abilità ti permetterà di accelerare il processo né di aumentare i guadagni.

Da un punto di vista di competenze tecniche, l’unica cosa che davvero ti sarà utile, dal mio modo di vedere le cose, è la conoscenza base della piattaforma WordPress.

WordPress è una piattaforma software di “blog” e content management system (CMS) open source ovvero un programma che, girando lato server, consente la creazione e distribuzione di un sito Internet formato da contenuti testuali o multimediali, facilmente gestibili ed aggiornabili in maniera dinamica.

E’, in pratica, un software che permette a chiunque non sia un programmatore di creare facilmente un sito web.

Attenzione però: non è detto che per forza di cose tu debba diventare un tuttologo della piattaforma perché, lo ripeto, in questo articolo stiamo approcciando alla creazione di un sito web dal punto di vista dell’investitore. E’ un pò come se fossi il proprietario di una scuderia di F1. Non è detto che, per vincere il Granpremio, tu abbia bisogno di essere un grande meccanico perché comunque potrai permetterti di pagare gente più in gamba di te per la progettazione, la realizzazione e l’assetto delle macchine.

Lo stesso potrebbe valere per questa attività: sono moltissimi i proprietari di siti web che non si sporcano mai le mani con le cose tecniche relative al sito web.

Tuttavia, in questo caso, dal momento che essere in grado di gestire autonomamente il tuo sito web dal lato tecnico ti consentirà di risparmiare non solo denaro utile ad essere investito altrimenti ma anche molto tempo (per esperienza ti garantisco che stai prima su wordpress a risolverti un problema da solo che a chiedere a gente “competente”) il mio suggerimento rimane caldamente quello di formarti autonomamente sui seguenti temi:

Esiste un’infinità di tutorial su Youtube che spiegano tutti questi argomenti e, in definitiva, è tutta roba mediamente abbordabile. Non c’è necessità di avere specializzazioni in informatica: basta un minimo di buona volontà ad imparare e, la cosa bella, è che puoi imparare anche mentre avvii il progetto. Non devi aspettare di sapere tutte queste cose per iniziare a gettare le fondamenta.

Dunque, consiglio spassionato, mettiti nelle condizioni tecniche di non dover dipendere da nessuno ma, se proprio sei allergico all’idea di doverti sporcare le mani con queste quisquiglie tecniche, in questo sito potrai trovare molti professionisti in grado di installarti e mantenere attivo il tuo WordPress (cerca nella barra di ricerca “WordPress italiano” o termini simili per trovare professionisti che parlano la nostra lingua).

Non ti serve alcuna altra competenza tecnica per fare l’imprenditore digitale con questo modello di business. Piuttosto, è altamente raccomandato che tu prenda confidenza con questo modello di business giocando più e più volte con il simulatore che ho realizzato.

Come si guadagna investendo su un sito web

In generale, lo schema di un qualsiasi business online è sempre questo:

C’è un sito web (o una app) a cui arriva del traffico (visualizzazioni) le persone che visitano la proprietà web trovano su questa dell’intrattenimento, sia esso divertente, utile o entrambi. A queste persone viene sottoposta un’offerta commerciale, tendenzialmente attraverso un link testuale o un cartellone pubblicitario cliccabile (banner): in molti la rifiutano, alcuni invece, statisticamente, la accetteranno!

Ovviamente, più traffico c’è in ingresso, più saranno le persone che, in proporzione, accetteranno l’offerta commerciale. Inoltre, a parità di traffico, migliore sarà il sistema di monetizzazione (più volentieri gli utenti spendono grazie al tuo sito) più il progetto guadagnerà. Sono considerazioni banali ma preferisco ragionare con te a partire dall’ABC.

Nota che, per adesso, non abbiamo ancora specificato che tipo di intrattenimento si trova su questo sito (sappiamo solo che c’è del contenuto scritto ma non l’argomento) né quale sia il sistema di monetizzazione nello specifico: abbiamo solo stabilito che lo schema, in linea generale, è questo.

Tipi di monetizzazione

 

Serve meno tempo e denaro di quanto tu possa immaginare

Adesso parliamo di numeri ed il primo numero che ti deve interessare è questo:

9 mesi / 90% di traffico.

Ma facciamo un passo indietro, allo schema iniziale del nostro modello di business:

Traffico qui è la parola chiave. Senza traffico qualsiasi progetto web è come una cattedrale nel deserto. Può essere il progetto più bello del mondo che nulla può cambiarne le sorti: zero traffico = zero introiti, a prescindere da quanto tu abbia investito inizialmente.

3 tipi di traffico

Ora, esistono fondamentalmente 3 tipi di traffico per un qualsiasi progetto web:

  1. Passaparola
  2. Pay-per-click
  3. Traffico organico

Passaparola (sì, e io sono Babbo Natale)

Il passaparola è il sistema più in voga tra i dilettanti. E’ quel sistema che si basa sull’idea “Beh, io faccio un sito, poi lo faccio conoscere ai miei parenti ed amici e chiedo loro di farlo conoscere ai loro conoscenti ed amici che a loro volta lo faranno conoscere ad altri… la crescita di traffico sul sito web sarà esponenziale ed io presto diventerò ricco! Molto ricco!”

Ecco, questa è una cazzata.

E’ vero, esistono dei sistemi strategici per far sì che questo avvenga, ma la viralità è una brutta bestia, difficile da controllare e da prevedere, salvo che con un articolato sistema tecnico che preveda la possibilità di elargire dei premi (digitali o meno) ad ogni utente che si impegna a portare altri utenti sul sito, in funzione di quanti ne porta in un dato periodo di tempo… Esistono, ma sono veramente complicati da far funzionare.

Parola mia, ho provato anche questo ed ho visto che, sì, la cosa può funzionare ma:

  • Devi allocare un sacco di risorse nello sviluppo e gestione di una piattaforma tecnica che funzioni come un orologio
  • Devi investire moltissimo in test, contro-test e ricerche di mercato per riuscire ad individuare con precisione la combinazione vincente di sorgente di traffico + comunicazione sul sito + premi
  • Devi accendere molti ceri

Un esempio emblematico di come funziona il passaparola esponenziale è stato quello di Dropbox. Dropbox è un servizio di cloud storage disponibile sia da computer che da smartphone, grazie all’app per dispositivi Android e iPhone, una sorta di hardisk virtuale in cloud.

Ebbene, la politica di Dropbox è stata, da sempre, quella di regalare più GB di hardisk virtuale a tutti gli utenti che portavano nuovi utenti sulla piattaforma.  Capisci bene che se io porto 2 persone, che ne portano altre 2, che ne portano altre 2, ecc.. la crescita è esponenziale.

Ma, ragazzi, qui stiamo parlando di Dropbox!! Mica di uno che intende crearsi un vitalizio partendo con 10.000 miserissimi euretti.

Oppure esistono anche i progetti virali che vedono una crescita esponenziale dovuta al fatto che la comunicazione è simpatica, divertente ed utile al punto che gli utenti iniziano realmente a condividersela gratuitamente ma sono casi rari, baciati dalla fortuna e dalla buona sorte, e difficilmente strategizzabili.

Per favore, non prendiamoci in giro: il passaparola facciamo finta che, come modello di generazione di traffico, non esista proprio.

Pay-per-click (lasciate ogni speranza a voi che entrate…)

Il pay per click (PPC) è una modalità di acquisto e pagamento della pubblicità online; l’inserzionista paga una tariffa solo quando un utente clicca effettivamente sull’annuncio pubblicitario. Un esempio di pubblicità pay per click è rappresentato dal keyword advertising Google Adwords, cioè annunci sponsorizzati che compaiono a lato dei risultati “organici” del motori di ricerca, o dalle pubblicità a pagamento su Facebook (Facebook Ads).

Il principale vantaggio del pay-per-click è di permettere all’imprenditore digitale di essere operativo prima di subito: si apre un account Facebook Ads, si mette la carta di credito, si crea un annuncio e… via! Il traffico inizia ad arrivare e con esso le vendite.

Peccato che non sia tutto oro quello che luccica. Ci sono infatti numerose incognite legate al PPC che mi hanno, nel tempo, convinto ad abbandonare completamente questo tipo di sistema di generazione di traffico.

Per carità, sono al corrente del fatto che ci siano delle persone che guadagnano anche parecchio col PPC ma io (e molti miei colleghi che conosco personalmente) non sono mai riuscito a cavarci un ragno dal buco, anzi: ho buttato via più soldi in PPC che in qualsiasi altro test.

Ci sono 2 fattori che giocano a sfavore del PPC:

  1. Gli algoritmi che gestiscono le offerte sono progettati partendo da una situazione di conflitto d’interesse: i network dicono che cercano di farti risparmiare il più possibile garantendoti risultati apprezzabili ma, di fatto, il loro business è quello di farti spendere il più possibile e, purtroppo, ci siamo accorti che c’è proprio malafede dietro a questi algoritmi. Altrimenti, sarebbe impossibile spiegarsi come, tra i miei colleghi, gli ultimi arrivati che non hanno mai studiato alcunchè su FB ads, siano in grado di generare risultati apprezzabilissimi e chi, come me (ma ripeto, non solo io) si addentra nei meandri della disciplina PPC finisce per buttare letteralmente via i soldi. Gli algoritmi capiscono chi è disposto a mettere mano al portafogli e fanno di tutto, ingannevolmente, per portare via il denaro alle persone. Questa è la mia esperienza personale.
  2. Un PPC di successo può essere tale solo DOPO la progettazione e realizzazione dell’intero sistema di marketing che si intende sponsorizzare. L’efficienza di questo sistema deve essere tale da poter garantire, per ogni euro speso, un ritorno di almeno 1,1 €. Peccato che questo dato sia verificabile solo dopo aver investito moltissimi euretti in advertising. nella maggior parte dei casi, un progetto PPC si trasforma presto in una rincorsa al miglioramento perpetuo del sistema di vendita e degli annunci e la spesa, nella maggior parte dei casi, non si ripaga più.

PPC? Lasciate ogni speranza a voi che entrate, mi verrebbe da dire.. Io lo sconsiglio: ci sono modi molto più intelligenti di investire il proprio denaro. Poi.. vedi tu! Sei tu il boss qui!

Traffico organico (e no, qui non c’entra il compost)

Il traffico organico è il traffico che i motori di ricerca (di base.. Google e Youtube per capirci) ti regalano quando te lo meriti, ovvero, quando crei contenuto di valore per gli utenti.

Domanda: qual è il core business del motore di ricerca Google?
Risposta: la vendita di annunci a pagamento tramite google Adwords

Quando fai una ricerca su Google, i primi risultati sono quelli che in gergono si definiscono “Risultati Sponsorizzati”. Sono il risultato del PPC che aziende stanno pagando la visibilità con Google Adwords.

Ma perché mai allora noi comuni utenti dovremmo riversarci in massa su Google per ricercare informazioni, se sappiamo che i risultati che troviamo sono comunque quelli di chi è disposto a pagare di più?

Semplice, perché, subito sotto gli annunci, noi troviamo i cosiddetti “risultati organici”, ovvero quei risultati che il motore di ricerca ha indicizzato (ha messo in classifica) come più autorevoli, pertinenti ed utili all’utente Google per quella specifica chiave di ricerca.

Pensaci: come sei approdato a questo sito?

Semplice: sei andato su Google a cercare un’informazione, hai evitato di cliccare sugli annunci a pagamento (a cui tutti siamo diventati più o meno allergici) ed hai cliccato un risultato organico di Google che evidenziava una pagina di EticoBusiness.it . E, non solo… qui su questo sito trovi anche la mia monetizzazione (nel caso di questo articolo la possibilità di contattarmi per risparmiare soldi e tempo grazie alle mie consulenze relative all’ottimizazione del tuo investimento in siti web).

Dunque, il modello di business di cui ti sto parlando, non solo ovviamente posso dirti che funziona, ma tu stesso lo stai sperimentandoin prima persona, in questo istante!

Il mio sito era in una posizione alta della classifica per una certa chiave di ricerca che hai usato su Google; fine.

Da un altro punto di vista, Google stesso ha deciso di regalarmi del “traffico organico” per premiarmi dell’utilità di questi contenuti. In pratica, creando contenuti utili sul tuo sito web, permetti a Google di portare avanti il suo business di vendita di annunci pubblicitari sulle sue pagine e Google ti ringrazia regalandoti del traffico.

Per quanto tempo? Fino a quando i tuoi contenuti rimarranno in pole-position nelle sue classifiche per le chiavi di ricerca inerenti ai tuoi contenuti: virtualmente, anche per sempre se i contenuti sono davvero buoni.

Pertanto, il tipo di traffico adatto a questo modello di business, in base a tutta l’esperienza che ho accumulato negli ultimi anni, è quello del traffico organico!

Ovviamente, anche in questo caso, non è tutto oro quel che luccica. Anche il traffico organico ha i suoi contro che fondamentalmente sono 2:

 

Supponiamo tu stia scrivendo un articolo su “come fare la torta di mele” perché, in base alle ricerche che io e te abbiamo condotto assieme, abbiamo capito che è un buon argomento su cui puntare, che la concorrenza non è troppo agguerrita e che, comunque sia, l’articolo che produrrai tu sarà oggettivamente migliore di quello degli altri siti web.

Bene, “come fare la torta di mele” è la chiave di ricerca principale per cui tu prevedi Google ti faccia arrivare del traffico.

Ora, l’algoritmo del motore di ricerca, se il tuo contenuto sarà davvero interessante, sarà in grado di far trovare il tuo post per moltissime altri chiavi di ricerca correlate, come ad esempio:

  • come creare una crostata di mele
  • come fare la torta della nonna con le mele
  • come si cucina la crostata di mele
  • ecc…

Tutte chiavi di ricerca che, quand’anche non presenti testualmente nell’articolo, consentiranno al tuo post di apparire nella classifica di Google per gli utenti che cercheranno questo genere di informazioni.

Ora, senza entrare in tecnicismi complicati che eventualmente, se vorrai, ti svelerò in consulenza, Google dovrà prendersi del tempo per testare la reazione del pubblico al tuo articolo in funzione delle chiavi di ricerca che lui riterrà semanticamente pertinenti alla chiave di ricerca principale “come fare la torta di mele”.

Supponiamo dunque che il tuo articolo sia il migliore in quest’ambito. E’ lecito pensare che, ogni mese, ci sarà un numero massimo di ricerche su Google per “come fare la torta di mele”. Potrebbero essere 1.000, 10.000, 100.000, 1.000.000 (non lo sappiamo, solo Google lo sa e, no, tranquillo, non te lo viene di certo a spifferare nel Keyword Tool – se non sai cos’è ignora questa frase-)… ma comunque, statisticamente, c’è sempre un numero MASSIMO di quel tipo di ricerca ogni mese.

Se, ad esempio, questo numero fosse 15.000, suppongo sia abbastanza chiaro che 15.000 è il numero massimo di visualizzazioni a cui puoi aspirare (impossibile comunque da raggiungere perché, quand’anche il tuo post fosse il prima posizione su Google, nessuno ti garantisce che il 100% degli utenti non andrebbe a visitare altre pagine proposte dal motore): non avrebbe senso aspettarsi, su base mensile, l’ingresso nel tuo articolo di 2.000.000 di utenti Google perché il 100% teorico di traffico teorico è, plausibilmente, 15.000 visualizzazioni in un mese (cosa che, ripeto, potrai comunque constatare solo a posteriori, dopo che l’articolo sarà ben posizionato su Google).

Ora, riguardiamo assieme per un secondo lo schema:

Io ed i miei colleghi abbiamo notato negli ultimi anni che, in effetti, per una serie di ragioni tecniche e di scelte aziendali che approfondiremo se lo desideri in consulenza, l’algoritmo di Google tende a portare…

90% di traffico nel giro di 9 mesi di test.

Se dunque il 100% traffico ipotetico massimo del tuo articolo fosse qualcosa come 7.500 visualizzazioni mensili, perchè:

15.000 (ricerche totali mensili) : 2 (50% visitano il primo risultato) = 7.500 (visualizzazioni mensili)

… è plausibile attendersi che, nel giro di 9 mesi dalla data di pubblicazione dell’articolo, il post riceva mensilmente qualcosa come 6.750 visualizzazioni (ovvero, il 90% di 7.500).

Possiamo dunque affermare che questo tipo di business è qualcosa veramente di molto simile alla coltivazione di un campo: si semina scrivendo il contenuto e si attendono 9 mesi perché le piante inizino a donare i loro frutti di traffico (e di conseguenti vendite) da raccogliere.

Spendo ancora un paio di parole su questo grafico per approfondire un paio di curiosità interessanti.

La prima è che, nei primi mesi di vita dell’articolo, Google se ne sbatte altamente del tuo lavoro. Non ti porta traffico, non ti calcola nemmeno. E la cosa non deve né sorprenderti, ne intimorirti: le regole di questo gioco le fa Google e Google ha deciso così.  Non c’è niente che tu possa fare se non portare pazienza. Del resto, chi mai si farebbe distruggere dalla fretta e dall’angoscia se, dopo pochi giorni da che ha piantato un intero frutteto, si rendesse conto che nessuna pianta ha portato ancora alcun frutto??

La seconda è la campana disegnata sul grafico a partire dal nono mese in poi. Questo è il momento in cui Google inizia a testare la reazione del tuo pubblico su un numero sempre più ampio di parole chiave che, di fatto, iniziano a non essere più molto attinenti con il contenuto proposto. La conseguenza è un incremento della % di chiusura immediata dell’articolo e la conseguente deindicizzazione del post per quelle parole chiave. Alcuni esempi di chiavi di ricerca non strettamente pertinenti potrebbero essere:

  • La crostata di mele fa male
  • Meglio i pancake o la crostata di mele
  • Come fare la crostata di pere
  • ecc..

Google ci prova: vuole vedere che effetto fa il tuo articolo per la maggior parte delle parole chiave che… “gli vengono in mente”. Ma ad un certo punto si deve ricredere, inizia a togliere l’indicizzazione del tuo articolo dalle chiavi di ricerca meno pertinenti e stabilizza la tua indicizzazione ed il conseguente traffico che ricevi.

(Attenzione: per semplicità, il simulatore vede i 9 mesi come il periodo di tempo in cui maturerà l’intera indicizzazione; il simulatore non tiene conto del picco successivo al 90% di testing… abbi pietà, non sono un programmatore così figo….)

Detto e premesso tutto ciò…

Quanto tempo serve per iniziare a guadagnare?

In realtà esistono le sfumature di grigi… non è proprio così. Sarebbe così se decidessimo di pubblicare tutti gli articoli assieme il giorno in cui raggiungiamo le 500.000 parole. La realtà invece è molto differente perché uno scenario plausibile potrebbe essere:

  • Mese 1: 0 parole pubblicate
  • Mese 2: 2000 nuove parole pubblicate
  • Mese 3: 10.000 nuove parole pubblicate
  • Mese 4: 20.000 nuove parole pubblicate
  • Mese 5: 40.000 nuove parole pubblicate

e così via.. (questa è una dinamica di cui potrai fare reale esperienza proprio all’interno del simulatore)

A mano a mano che si trovano gli articolisti e che si fa produrre il contenuto, lo si pubblica e questo inizia piano piano ad indicizzarsi. Non serve dunque arrivare a 500.000 parole per cliccare sul tasto “pubblica” e, come ti accennavo prima, allo stesso tempo si può iniziare a far lavorare gli articolisti e, nel frattempo, possiamo assieme iniziare ad approfondire il funzionamento di WordPress in modo che, mentre loro scrivono, io e te facciamo il setup del tuo sito web.

Quanto denaro serve per iniziare a guadagnare?

Tra 10 e 15 mila euro. Ti spiego perché.

Come stai notando, il grosso dell’investimento, in questo modello di business è relativo alla produzione di contenuto testuale: si investe in numero di parole (parole di qualità, ovviamente); qui il nocciolo della questione (ed anche ciò che prevalentemente impari utilizzando il mio simulatore ) è proprio la capacità di riuscire a gestire strategicamente l’investimento in maniera da pubblicare il più alto numero di parole nel più breve tempo possibile.

Ho utilizzato il numero arbitrario di 500.000 parole perché, per esperienza, so che questo è un numero veramente considerevole agli occhi di Google e che, puntando a questa quantità, è altamente verosimile attendersi 90/100.000 visualizzazioni mensili.

Del resto stiamo parlando di qualcosa paragonabile a 500 articoli da 1.000 parole ciascuno in grado di portare, mediamente, 200 visualizzazioni al mese. Mi sembrano in effetti numeri spannometricamente accettabili.

Senza considerare il fatto che io stesso ho realizzato un progetto web che per anni ha portato automaticamente 5.000 € al mese con un flusso di traffico inferiore a 2.000 visualizzazioni mensili… Come ti dicevo all’inizio, i numeri che cito in questa guida sono ESTREMAMENTE cautelativi.

Ora, se il grosso si riduce alla produzione di 500.000 parole… quanto si spende per farle scrivere?

In base alla mia esperienza, 3 centesimi di euro a parola è un prezzo in cui è possibile trovare dei bravi articolisti. Volendo fare dunque una banale moltiplicazione, 0,03 € x 500.000 parole equivale a circa 15.000 €. Tuttavia è bene tenere a mente che, in caso di grossi lotti, è spesso possibile negoziare dei prezzi ancora migliori che si avvicinano a 2 o anche ad 1 cent e mezzo per parola.

Da questo la mia stima: per realizzare, in pochi mesi, un sito in grado di portare automaticamente 1.000 € al mese a partire dall’anno successivo (e, credimi, con questi numeri ti garantisco che il cashflow mensile può tranquillamente essere moltiplicato anche per 3 o per 4) per i prossimi n. anni, è necessario mettere in conto di investire qualcosa tra i 10.000 ed i 15.000 euro. Se non mi credi… prova tu stesso!

Quali sono le spese fisse per la gestione di un sito web

Non saprei cos’altro aggiungere in questo capitolo. Diverso sarà quando parleremo di persona durante il nostro percorso di consulenza: in quella sede, saremo certamente in grado di essere anche molto più precisi.

Certamente considera che, volendo fare le cose fatte bene ed automagiche, nel piano che andremo a realizzare assieme io e te, sarà altamente improbabile che andremo a conteggiare spese fisse come:

  • magazzino
  • personale assunto
  • inutili spese proposte dalle web agency tanto per fare cassa

Tuttalpiù, potremo mettere in preventivo delle spese iniziali un pò più consistenti qualora il modello di business richiedesse un’infrastruttura tecnica più impegnativa del semplice sito web testuale (ad esempio se dovessi aver bisogno di realizzare un sito membership ad abbonamento per i tuoi utenti con sblocco di contenuto automatizzato in funzione del numero di giorni di iscrizione… o roba simile). In ogni caso, conteggia qualcosa che sta tra i 1.000 ed i 5.000 €, una tantum, ma è roba avanzata, non per tutti.

Quanto si guadagna (davvero) investendo su un sito web?

Eh, bella domanda. Me lo sono sempre chiesto anche io 😅!

Non posso darti una risposta precisa in questo momento perché non ci conosciamo ancora. Quando ti farai sentire e prenderemo un appuntamento telefonico, inizieremo a valutare assieme i vari fattori che potrebbero comporre il tuo investimento online e allora potrei essere abbastanza preciso.

Fino ad allora mi limito a farti qualche esempio (realistico) con numeri estremamente al ribasso:

Ecc…

Ti sembrano numeri gonfiati? Vabbene… facciamo così: dividili per 2 mantenendo invariato l’investimento iniziale… ti sembra poi tanto male?? 😃

La questione è che questo tipo di investimento è così semplice da comprendere che per la maggior parte degli investitori risulta troppo bello per essere vero e dunque irreale.

Eppure, se uno pianta un frutteto di mele, prima o poi le mele le raccoglierà… no??

Eppure tu sei arrivato qui, su questa pagina, tramite Google e stai per giocare con il mio simulatore e probabilmente poi avrai piacere di contattarmi per un incontro preliminare e, quasi sicuramente, dopo il nostro incontro preliminare sarai propenso ad offrirmi un compenso per il mio tempo che ti garantirà di evitarti spiacevoli sorprese, risparmiare tempo e denaro per realizzare un sistema automatico di generazione di liquidità che andrà a regime nel prossimo anno / anno e mezzo.

Dunque, il modello di business che a cui stai assistendo… funziona! E lo fa proprio sotto i tuoi stessi occhi.

Come dimezzare il tempo necessario al ritorno sull’investimento

Quali sono i rischi connessi a questo tipo di investimento?

Infine, analizziamo i rischi connessi a questo tipo di investimento. Il rischio principale è quello di arrivare alla fine dell’investimento, attendere il tempo necessario come specificato sopra ed accorgersi che il sistema non funziona in una delle sue principali componenti:

  • Generazione di traffico (sito che non viene indicizzato da Google)
  • Conversione del traffico in flusso di cassa (sistema di monetizzazione inefficace)

La stessa cosa che potrebbe accadere a chi, piantando un frutteto, si accorge che qualcosa è andato storto solo quando le piante sono grandi. Ma se fai tutto come va fatto… è molto difficile che questo avvenga.

Ovviamente, esiste anche il rischio di farsi frodare da un presunto articolista che non ti consegnerà mai il lavoro… ma direi che mi piace pensare che questa non sia un’eventualità che ti riguarda dal momento che, mi auguro, non troverai il primo che passa per strada e gli metterai in mano 10.000 € con la promessa di ricevere da lui gli articoli. Ovviamente, la selezione del personale, è uno dei punti forti della mia consulenza dunque, chi viene affiancato da me, sa esattamente come evitare certi personaggi e come invece trovare gente in gamba.

Tuttavia preferisco analizzare prima ciò che rende, dal mio punto di vista, più sicuro questo che altri tipi di investimento (poi vediamo i casi in cui le cose possono andare storte).

Anzitutto, per creare un sito web con questo approccio, non devi mettere tutti i soldi sul piatto in una volta sola. La spesa principale sarà la produzione di contenuto, ed il contenuto si paga alla consegna. Non si tratta dunque di effettuare nessun mega bonifico a nessun spacciatore di sogni: al pari che per costruire una casa, operai e materiali si pagano mano a mano che la casa va su e questo mi sembra un gran bel vantaggio se paragonato a qualsiasi investimento che richieda di immobilizzare un intero capitale in una volta sola.

Puoi iniziare ad investire e se dopo qualche mese dovessi accorgerti che NESSUN utente è mai arrivato da Google al tuo sito, beh solo allora è lecito farsi questa domanda. Ma se fai le cose seguendo i miei suggerimenti ed evitando i “trucchetti da quattro soldi” beh, questo sarà davvero un evento improbabile, quasi impossibile direi.

Altro bel vantaggio di questo approccio è che è un investimento di tipo modulare: si possono generare più siti web contemporaneamente, proprio come un imprenditore edile è in grado di gestire più cantieri contemporaneamente. Chiaro, sempre meglio creare una prima casetta di prova… In questo modo puoi diversificare nell’ottica di diminuire il rischio.

– Perché, esistono rischi??

Eccerto! Come in qualunque attività o investimento, solo che, in questo caso, i rischi sono decisamente contenuti; in ogni caso è bene considerarli (non sia mai che mi venga imputato di non aver messo in guardia dai rischi!)

Dunque, il rischio principale che hai in questo tipo di investimento è che Google non si degni di dare la visibilità che merita al tuo sito. Questo è, di base, l’unico macro rischio sistemico a cui puoi andare incontro.

– Succede?

Sì, quando si fanno le cazzate (cosa che, appoggiandoti alla mia consulenza, non ti sarà concessa di fare).

– Quando succede?

Quando, per qualche ragione, fai delle azioni nell’ottica di cercare di manipolare l’algoritmo di Google affinché ti dia più visibilità o lo faccia più in fretta.

Questo tipo di investimento si basa sul buonsenso e sulla generazione di contenuto testuale di alto valore per l’utente Google. Quando incominci a metterci in mezzo tecnicucce e trucchetti (come generazione forzata di backlink, testi inutili o ripetitivi, abuso di parole chiave nel testo, azioni artificiali sui social volte a far accorgere Google del tuo sito, copia/incolla del contenuto da altri siti web, ecc.) ecco che è altamente probabile che il numero di visite “regalate” da Google saranno di molto inferiori rispetto a quanto atteso.

Esistono due soli casi in cui il tuo sito web possa inspiegabilmente essere penalizzato da Google senza che tu ti sia preso la briga di cercare di forzarne il suo algoritmo:

  1. Quando, volutamente (o per sbaglio), acquisti un nome a dominio (www.miosito.it) che in passato era già stato utilizzato da proprietari che avevano cercato di forzare l’algoritmo di Google: in questo caso ti porti dietro una sorta di cattivo karma del sito web e Google potrebbe metterti i bastoni tra le ruote.
  2. Quando vieni preso di mira da qualcuno che, avendo un sito già posizionato da tempo, trova che i tuoi contenuti siano così appetibili che, non appena pubblichi un articolo, ritenga conveniente copiarlo ed inserirlo nel suo sito web prima ancora che Google indicizzi il tuo sito come fonte iniziale.

In questo secondo caso sono cazzi, perché spetta a te dimostrare a Google che i contenuti sono tuoi e non di chi te li sta rubando. Tuttavia, sono situazioni letteralmente sporadiche (io ne ho sentita una sola in tutta la mia vita) e, comunque, c’è sempre il modo di difendersi. In consulenza ti spiegherò come.

Infine, segnalo che c’è rischio di abbassare gli incassi, non tanto perché non arriva traffico al sito ma per problemi tecnici o strategici sulla parte di monetizzazione (altra eventualità estremamente remota per chi opera sotto la mia supervisione).

Step by step: come fare per investire su un sito web

Dunque, tu vuoi prendere i tuoi 10k e realizzare con questi un sistema in grado di ripagarsi interamente almeno 1 volta l’anno per i prossimi n. anni. Ok, non c’è problema.

Ti metto il mio IBAN.

(scherzo 😆)

Per prima cosa…

Poi…

Vediamo assieme quali sono i passaggi senza i quali sarà ampiamente probabile che tu faccia un profondissimo buco nell’acqua spostandoti dal simulatore alla realtà.

  1. Individuazione della nicchia di mercato: no, non puoi realizzare un sito generalista, che parla di tutto un pò. In questo metodo, vige la regola: 1 sito = 1 argomento . La scelta dell’argomento è dunque crucciale, sia da un punto di vista di richiesta di mercato e di concorrenza, che per quanto riguarda la tua personalità poiché, da adesso in poi, ti dovrai prendere cura della tua creatura. Il mio lavoro, in consulenza, è quello di permetterti di individuare diverse nicchie tra cui scegliere, a partire dalla tua personalità, passioni, competenze ed interessi.

Esempi pratici di investimenti altamente remunerativi su siti web:

Di seguito la playlist di tutte le  simulazioni realizzate da me che ti possono aiutare a prendere spunto per le scelte operative che più ti avvicinano al traguardo del vivere di rendita con un sito web.

Contattami per una consulenza gratuita

Ecco, questo è quanto. Il modello di business è semplicissimo e, oltretutto, una volta realizzato 1 sito di questo tipo, ne potrai realizzare in autonomia anche molti altri ed aggiungere, tassello dopo tassello, nuovi mattoni alle tue entrate automatiche.

Ed, una volta ogni tanto, potrai anche concederti di vincere una piccola lotteria vendendo uno dei tuoi siti per 4 o 5 volte il fatturato di 1 solo anno (50.000 € tutti in una volta possono anche fare comodo a volte.. no?).

Il mio invito è, e rimane, pertanto questo: contattami per una consulenza gratuita. Sentiamoci al telefono, conosciamoci e, se lo riterrai opportuno e se per parte mia ci saranno le condizioni, sarò felice di supportarti nel tuo progetto in qualità di consulente esterno.

Contattami subito da qui: rispondo sempre.

Buoni investimenti!

Francesco Nano

Francesco Nano

Appassionato di business online fin dal 2009, consulente di marketing strategico e posizionamento dei siti web sui motori di ricerca, inventore e prototipatore di online business, >>BRAINSTORMER<< professionista.

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