Se ti stai chiedendo se investire in nuove startup convenga all’investimento e su quale tipo di startup conviene investire questa pagina fa proprio al caso tuo.
La risposta a questa domanda è semplice (perchè è mal posta): da 0 a +∞. Impegnarsi nel capitalizzare il proprio denaro in una startup significa, per definizione, effettuare un investimento ad alto rischio e ad alto potenziale di guadagno. Esistono casi di progetti avviati con meno di 1000 € che fruttano mensilmente decine o centinaia di migliaia di euro a partire dal 13° mese di attività (sono tipici ovviamente internet business fondati su idee innovative o su contenuti estremamente utili o interessanti), come investimenti da 250.000 € in startup farmaceutiche che stanno faticando ad arrivare a pari dopo 6 anni, così come casi in cui il capitale iniziale è stato completamente bruciato.
Diciamo che, se stai cercando di capire se conviene investire in startup è bene che tu ti faccia prima qualche quesito di supporto come ad esempio: su quale tipo di startup conviene investire, perché investire in una start up, esistono e se sì, quali potrebbero essere i vantaggi in termini fiscali nell’ investire in startup, ci sono anche dei rischi connessi, come si quantifica il guadagno di un’operazione di investimento in startup ed, infine, potremmo rispondere più accuratamente alla domanda iniziale: quanto si guadagna con una startup.
In questo post l’intento è quello di porre le basi per cercare di rispondere ad ognuna di esse.
Introduzione
Decidere di investire in un’attività come la startup rappresenta l’ultima frontiera in termini di investimenti successo imprenditoriale, anche se, come è logico, ce ne sono alcune in grado di decollare sin da subito ed altre che invece incontrano più difficoltà nell’ingranare la marcia. Tuttavia con l’impegno costante e con la determinazione al successo si possono raggiungere risultati davvero eccezionali, che fanno s^ che convenga investire in startup.
E alla domanda fatidica “Potrei, anche io, investire in una startup di successo?” la risposta non può che essere affermativa. Una startup, per essere vincente però deve rispettare dei canoni particolari, deve essere costruita dal suo team sulla base dell’innovazione e sulla base di conoscenze e capacità sia professionali che personali.
Il mondo delle startup richiede immaginazione ed inventiva. L’imprenditore che intendi finanziare deve pertanto assumere un atteggiamento in grado di consentire una costruzione fantasiosa e di successo, in grado di far fronte alle problematiche e di superarle con estrema agevolezza.
È normale che inizialmente possano mancare alcune caratteristiche per affrontare questo percorso vincente, ma con la giusta “cura”, e lavoro costante, si può davvero ottenere una startup vincente.
Particolarmente interessante è il mondo degli investimenti in aziende in crisi che ho trattato in quest’altro articolo di questo stesso sito, dedicato alle re-startup, che ti consiglio di leggere.
Perché NON conviene assolutamente investire in startup
E’ vero, nelle righe che seguono parlo bene delle startup per circa 2.000 parole. Tuttavia, negli anni, mi sono reso conto che le startup non fanno per me e desidero, prima di proseguire, poterti offrire una visione alternativa al luccicante mondo delle startup di successo.
Investire in una Startup, di base, significa affidare i tuoi soldi ad un team di persone che ritieni li possano, grazie alle loro competenze, moltiplicare. Generalmente, nei casi in cui l’investimento vada a buon fine, siamo di fronte ad una situazione di capital gain, ovvero un patto di riacquisto di questo tipo: “ti presto 100, me ne torni 200. Grazie ed arrivederci.”
Esiste poi la possibilità di entrare in % nell’azienda e di riscuotere un cashflow annuale basato sui dividendi. In questo caso: ” ti presto 100 e, ogni anno, mi dai il 15% del guadagno dell’azienda” o qualcosa di simile.
Ora, per quanto mi riguarda, questo tipo di investimento presenta 3 grossi limiti:
- Non hai alcun controllo o quasi sulle scelte strategiche di una startup: per quanto mi riguarda, meno controllo significa rischi maggiori: ne ho parlato diffusamente nell’articolo che ti sto per segnalare
- L’azienda non è tua: in caso di capital gain, è vero che non hai speso tempo nell’azienda ma è anche vero che il tuo capitale non sarà valorizzato tanto quanto lo sarebbe se l’azienda fosse tua.
- In caso di cashflow vale lo stesso: la parola stessa DIVIDENDI ti dice che c’è solo una fettina di torta che ti compete. Il resto è per altri.
Ora, io mi rendo perfettamente conto che il beneficio di investire in una startup risieda, prevalentemente, nel fatto che, pur essendo un investimento ad alto rischio, i guadagni attesi sono, potenzialmente, altissimi e che l’energia necessaria per star dietro ad un progetto in cui tu non sei un socio operativo sia estremamente limitata… Credimi, capisco molto bene il tuo punto di vista ma tu, per favore, prenditi un paio di minuti per capire altrettanto bene il mio.
Esiste un tipo di investimento, che per qualche misteriosa ragione, quasi nessuno considera, ma che ha le seguenti caratteristiche:
- Il 100% del ROI va a te
- L’investimento si ripaga in un tempo compreso tra i 12 ed i 36 mesi di attività
- Dal momento in cui sei rientrato dell’investimento iniziale godi di un cashflow mensile pari al 10% del capitale iniziale investito (!!!!!)
- Il rischio è davvero molto, molto, molto contenuto: hai TU il controllo totale del tuo denaro e sei tu a scegliere se, come e quando investire (tutto molto semplice a dire la verità, in questo modello)
- I casi studio di successo sono infiniti, innumerevoli.
- La metodologia è ormai collaudata da oltre 20 anni
- E’ un sano ibrido tra un investimento finanziario tradizionale ed un business, esattamente come per le startup
- Puoi aiutare le persone a te care coinvolgendole in un progetto tuo (cosa che non potresti fare con una startup di altri)
Ora, io mi chiedo: ma davvero vuoi investire in startup quando hai la possibilità di valutare un investimento che presenta questo tipo di caratteristiche???
Io non aggiungo altro, se non il link a cui trovare tutti, ma proprio tutti i dettagli del tipo di investimento di cui ti ho appena accennato.
Lo trovi QUI e, sinceramente, fossi in te smetterei per qualche minuto di leggere questo post per concentrarmi su QUESTO DIFFERENTE TIPO DI INVESTIMENTO. Dammi qualche minuto: clicca QUI e leggi il post. Ti garantisco che il ROI che otterrai leggendo questo articolo sarà estremamente superiore che il ROI che sono in grado di offrirti le righe che seguono.
Ad ogni modo, padrone di ignorare il mio avvertimento. Facciamo l’avvocato del diavolo e vediamo dunque invece…
Perché conviene investire in una start up
Perché investire in una startup? Se hai letto il paragrafo precedente e stai ancora leggendo io ti chiederei… e perché no, allora?
Ci sono tante ragioni comunque per cui investire in startup sia una cosa sensata: il ritorno sull’investimento potenzialmente infinito, l’emozione di contribuire alla realizzazione di un’azienda potenzialmente molto forte e la condivisione dell’entusiasmo con gli imprenditori sono alcuni tra i fattori più motivanti in questo senso.
Tuttavia è bene fare alcune precisazioni. In questo campo, non occorre essere dei geni per investire e avere successo. È ovvio che ci possano essere delle riserve o delle paure: certo, le difficoltà oggettive ci sono, ma sono superabili e non precludono mai del tutto la buona riuscita dell’operazione.
Questi ipotetici ostacoli infatti sono superabili dai vari mezzi che oggi offre la rete. Non a caso, per buttarsi a capofitto in un investimento, non occorre per forza avere in intermediario, ma si può prendere contatto con una startup in piena autonomia e senza costi aggiuntivi.
Investire in un progetto come le startup dovrebbe significare anche, in una certa misura, cercare di farsi le idee chiare sul settore. Su quale tipo di startup convenga effettivamente investire è ciò che andremo subito a considerare, dopodiché esamineremo nel dettaglio guadagni, rischi, e vantaggi.
Su quale tipo di startup conviene investire
Una di quelle domande la cui risposta ha un valore inestimabile è: qual è la categoria migliore di startup nella quale conviene investire?
Ricordiamo infatti che rispetto ad altre tipologie di impresa, le startup innovative hanno delle peculiari caratteristiche previamente indicate dalla legge. Il loro obiettivo è quello di dare vita a prodotti e servizi che siano innovativi e caratterizzati da una qualità tecnologica di alto livello, inoltre è necessario che non siano nate da più di cinque anni e devono basare il loro progetto nel campo della ricerca tecnologica.
Si tratta di startup che hanno enormi mezzi per poter crescere ad alti livelli, ma al tempo stesso presentano rischi elevati di insuccesso (radicato in ognuna di esse, ovviamente). Oltretutto, per un investitore, queste sono tipologie di attività che permettono di investire per brevi-medi periodi.
Sino ad un anno fa, solo per questa tipologia di startup era previsto dall’ordinamento quello che viene chiamato sistema di investimento diffuso, l’equity crowdfunding, previamente disciplinato dalle normative dalla Consob e facilmente comprensibile da parte degli utenti e dei risparmiatori.
Invece, dall’inizio del 2019, sia quelle startup che non sono innovative, ovvero non iscritte nel registro opportuno, che le piccole medie imprese hanno diritto ad accedere allo stesso metodo di finanziamento: una novità come questa ha permesso agli investitori di avere un raggio di scelta molto più largo rispetto a prima.
In questo modo le possibilità per l’investitore cambiano e migliorano allo stesso tempo. Infatti potrà decidere se investire il proprio denaro in una realtà come la startup che comporta un rischio maggiore, oppure prendersi un rischio minore e optare sulle pmi già presenti sul mercato. Questo spinge le imprese a creare delle campagne volte a promuovere gli investimenti indirizzati verso le loro realtà.
Dove trovare startup su cui investire
L’alternativa più facile e con maggiori garanzie per il proprio investimento è quella di consultare una lista di siti. Il primo sito al quale affidarsi è senza dubbio il portale della Consob. È molto importante che ci sia uno strumento che permetta la vigilanza istituzionale, che sia allo stesso tempo imparziale, in maniera tale che sicurezza e trasparenza non vengano mai negate.
È sufficiente accedere all’elenco di coloro che gestiscono degli equity crowdfunding per consultare lalista di quelle che sono le piattaforme dotate di autorizzazione per poter raccogliere capitali di questo genere. Questo è senza dubbio il metodo migliore per evitare di essere truffato.
Tuttavia, questo elenco ridurrà drasticamente la possibilità di guadagni interessanti: esistono davvero moltissime realtà nel web, molto serie e trasparenti, che bisogna tenere in considerazione quando si è interessati ad investire in startup. Le migliori 10 (+1 segreta) sono state elencate nel mio post dedicato a dove trovare startup su cui investire che ti invito a leggere subito.
Ah, beh, ovviamente potrebbe risultare una lettura estremamente interessante per te anche quest’altro articolo mio che ho dedicato a come trovare idee di business innovative (inutile dire… recommended!!).
Quali sono i vantaggi fiscali di investire in startup
Dall’1 gennaio 2017, coloro che investono hanno diritto ad una detrazione fiscale, pari ad un terzo dell’importo investito. L’opinione comune è che la legge stia provando a preservare il successo dell’impresa, salvaguardando coloro che decidono di finanziare l’attività.
Addirittura pare che, in concomitanza dell’entrata in vigore della nuova legge di bilancio, le agevolazioni sono salite fino al 30%. Più semplicemente chi sostiene una startup sconta le proprie tasse per un terzo della somma versata nell’aumento di capitale.
È palese che, per godere di simili agevolazioni, l’investitore abbia degli obblighi a cui assolvere. Deve poter presentare delle certificazioni e dei documenti attestanti il suo investimento. In primis deve essere in possesso di un piano di investimento della startup, al cui interno si trovano tutte le informazioni specifiche sull’attività e sull’andamento dei profitti.
Sembra che nel 2017 l’ordinamento italiano abbia aggiunto dei privilegi in termini di fiscalità per coloro che decidono di investire il proprio denaro in attività come le startup o le piccole medie imprese nel settore dell’innovazione. Questi aiuti hanno modificato la quota di detrazione IRPEF, portandola al 30% del denaro investito.
Esistono inoltre altre condizioni che sono per causa di forza maggiore da rispettare al fine di avvalersi questa detrazione. Una di questa riguarda la quantità massima che è possibile detrarre nell’arco di un anno di imposta: ovvero un milione di euro. Cifra che corrisponde a un risparmio che si aggirerebbe intorno ai 300mila euro. L’investimento va eseguito per un lasso di tempo di 3 anni.
Quali sono i rischi di investire in startup
Qualsivoglia tipologia di startup, per quanto innovativa essa sia, può apparire rischiosa in termini di investimento, a seconda della propria natura e del settore in cui opera.
In ogni caso l’investimento destinato ad una startup è sempre un investimento ad alto rischio. E’ vero, il potenziale è illmitato, ma è altrettanto vero che anche gli imprevisti e la legge di Murphy sono all’agguato.
Il rischio più grande è di perdere il proprio capitale, ragion per cui sarebbe sempre importante valutare una logica di differenziazione, argomento che ti invito ad approfondire nel mio articolo dedicato alla creaione di asset allocation (o portafogli da investimento) che trovi QUI.
Di nuovo, come dicevo sopra, questo tipo di investimento non può competere né come semplicità, né tanto mento come rendimenti, con quello che personalmente amo definire "L'investimento perfetto (100% all'anno)" (leggi subito il post dedicato a a QUESTA pagina).
Il ROI
La domanda che tutti gli investitori si pongono riguarda, ovviamente, i guadagni. Il settore di mercato in cui investire dovrebbe già di partenza avere ovviamente un buon trend in grado di consentire ottimi potenziali guadagni.
Di solito chi ha da parte del capitale e si approccia al mondo degli investimenti per la prima volta, come prima opzione si rivolge ad una banca e, tendenzialmente, si fa vendere dei prodotti finanziari che, nella migliore delle ipotesi, sono basati su titoli di stato a basso rischio e bassissimo rendimento. Ovviamente si tratta di possibili investimenti che potrebbero portare uno scarso guadagno e a cui si devono aggiungere tutte le spese che vanno addebitate per i costi delle operazioni. Questo approccio, del tutto improntato sul basso rischio, praticamente non considera uno dei fattori di maggior importanza, quello su cui nessun altro tipo di investimento oltre all’investing sulle startup è in grado di offrire.
Il ROI, o Return Of Investiment. È facile da intuire che si tratta di un parametro usato per la misurazione della redditività di un investimento. Detto più semplicemente si tratta del ritorno operativo di un investimento indipendentemente dal tipo di impresa o di investimento analizzato. Su una startup si può applicare un ROI? Ovviamente sì, ed è un parametro questo da analizzare prima di addentrarsi all’interno dell’investimento in una impressa innovativa.
Se investo 100 e, dopo un certo tempo sono in grado di uscire dall’investimento portandomi a casa 110, il ROI è del 10%. Ritorno sull’investimento; in percentuale.
Esaminando la convenienza di investire o meno in un’attività come le startup innovative, il bilancio del ROI è uno dei requisiti essenziali necessari a valutare la capacità di un’impresa in embrione di generare introiti.
Se i numeri che stanno alla base di un business plan sono veritieri e comprovabili, grazie al ROI è possibile godere di un indicatore veritiero (in questo articolo spiego esattamente come valutare un business plan prima di investire in una startup), efficiente e in grado di rappresentare l’uso delle risorse atte alla produzione degli utili nell’ambito delle attività caratteristiche dell’azienda stessa. Lo stesso permette con esattezza di misurare la redditività generata dall’attività specifica.
I meccanismi in grado di stabilire le regole del ritorno sull’investimento si ritrovano nel concetto di clausole di liquidazione preferenziale, chiamate in gergo start-up private equity e Liquidation Preference.
Ecco dunque che il ROI nelle start-up è legato a molti fattori:
✅ La tipologia di investitore (e.g. istituzionale, società privata, angel investor);
✅ Le dimensioni e la durata dell’investimento;
✅ L’oggetto della società in cui si investe.
Nel momento in cui viene stabilita la Liquidation Preference si inizia a fare rifetimento al valore della società stabilito prima ancora che fosse richiesto l’investimento (stabilito cioè a monte dagli ideatori del progetto).
Ragion per cui essa è fondamentale per un investimento a valorizzazione più alta in grado a sua volta di garantire un maggiore ritorno economico attraversò meccanismi che restituiscono somme pari ad “enne” volte l’investimento.
Quanto si guadagna con una startup
Di nuovo, come dicevo sopra, questo tipo di investimento non può competere né come semplicità, né tanto mento come rendimenti, con quello che personalmente amo definire "L'investimento perfetto (100% all'anno)" (leggi subito il post dedicato a a QUESTA pagina).
Ad ogni modo, parlando in termini pratici dei guadagni, secondo le statistiche il 71% dei fondatori di startup porta a casa uno stipendio minimo di 50 mila dollari l’anno. Questi dati sono stati pubblicati da The Next Web in collaborazione con Compass.
Secondo i dati riportati, circa 11.160 startup di tutto il mondo hanno raggiunto un successo senza precedenti. Gli esiti sono palesi: diventare imprenditore e/o investitore di una giovane azienda non vuol dire essere ricchi sfondati, ma vuol dire mettersi da parte un bel gruzzolo. Il fatto che un fondatore non diventi milionario non è una cosa affatto negativa: anzi significa che la maggior parte degli utili vengono raccolti grazie agli investimenti, e si favorisce dunque anche il guadagno dell’investitore.
Dall’esame di uno stipendio medio globale, la maggior patte degli imprenditori di startup pensa al benessere della propria impresa non portando a casa un introito ingente. Addirittura si contano quasi 8 mila su 11.160 i fondatori che incassano da zero a 50 mila dollari ogni anno, per una media massima di circa 4 mila dollari lordi al mese.
Per quanto concerne l’Italia invece, nonostante si stia adeguando molto lentamente a questa nuova realtà d’investimento, i numeri registrati sono comunque positivi. Stando ai contenuti della “Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione e sull’impatto della policy a sostegno delle startup e delle PMI innovative” redatta dal ministero dello Sviluppo economico, è aumentato il numero di imprese (salite a 6.363 a giugno 2016) innovative non solo per il livello di impiegati (oltre 34 mila), ma anche per valore di produzione nell’insieme (585 milioni di euro).
Ovviamente la storia di ogni impresa è a sé stante e ha un livello differente in base alla sua dimensione e al suo approccio all’attività. Ci sono infatti startup con una portata molto più ampia, che hanno seguito un processo molto più complesso e impegnativo riuscendo a incassare anche stipendi medi mensili di 20 mila euro. Questi introiti arrivano soltanto col passare del tempo, quando cioè l’attività ha ingranato e ha raggiunto i consumatori a pieno voti!
Se questi sono i guadagni per l’imprenditore, quali saranno invece quelli dell’investitore? Al di là infatti dei vantaggi fiscali di cui il possibile finanziatore può godere a fronte dell’investimento, il soggetto che intende sottoscrivere quote in una start up innovativa avrà diritto ad un guadagno immediato del 30% sotto forma di detrazione. Egli avrà altresì diritto a spartire gli utili in proporzione alla quota sottoscritta.
Investire in una startup: opinioni e consigli pratici
Abbiamo sommariamente inquadrato come funziona l’investimento nelle startup nel nostro paese: ma quali sono gli effettivi passi da compiere per accentrarsi in questa attività redditizia?
Come prima cosa bisogna stabilire quale sia la quota di capitale da investire. Questa rappresenta infatti la prima operazione su cui porre il massimo dell’attenzione. Esso comporta una valutazione del capitale complessivo a disposizione. In questo modo possibile decidere quale parte va posta su un investimento a rischio.
A questo punto è possibile effettuare l’iscrizione presso una piattaforma autorizzata. Registrarsi alle varie piattaforme non è a pagamento, e consente di recuperare la quota investita qualora non si totalizzi l’auspicato target di investimento.
Inoltre si devono esaminare le offerte disponibili sul portale: se non si hanno già le idee chiare sulla startup in cui investire, si possono passare al vaglio le varie proposte disponibili. I portali mettono a disposizione una serie di informazioni che consentono di elaborare l’investimento. Tuttavia è bene procedere alla raccolta di quante più informazioni possibili, per capire se davvero convenga o meno.
Infine non deve mancare un esame circa l’idoneità all’investimento. Questo lo si può fare grazie al portale scelto, il quale fornirà tutti i documenti attraverso una serie di domande che chiariranno l’esistenza del rischio insito nell’investimento stesso. È questa una verifica obbligatoria per legge in Italia, ma nessuno vieta di valutare un investimento anche qualora non fosse tecnicamente “idoneo” ma il business plan dimostrasse di passare l’esame dei 50 step che ho descritto in questo secondo post dedicato all’argomento... A questo punto siamo pronti a procedere con l’investimento. Pur essendo di solito previste delle quote, se ne può acquistare sia una che più di una, fino a quando non si giunge alla cifra che abbiamo deciso di investire