In questo articolo non solo scoprirai se sia possibile guadagnare con le cripto e quanto ma vedremo anche le 2 abilità senza le quali sei fregato nel mondo delle cripto. Comunque, partiamo dall’inizio, la domanda è lecita: “se investissi in cripto, quanto potrei guadagnare?”
Prima di entrare nel merito e darti la risposta permettimi una precisazione che mi sembra decismente d’obbligo in questo contesto.
Per la mia personale esperienza, devo comunque considerare che il tipo di investimenti che approfondiremo nei prossimi paragrafi è molto più complesso da gestire e molto meno remunerativo di quello che io amo definire L'investimento perfetto (100% all'anno) a cui ho dedicato un dettagliatissimo articolo a QUESTA pagina .
Ti consiglio di leggerlo PRIMA di proseguire perché sono persuaso che in quel testo troverai davvero ciò che cerchi: si tratta di una guida pratica su come investire su proprietà web considerandole alla stregua di investimenti agricoli o immobiliari. E' un approccio inedito spiegato in questi termini, per quanto collaudato, che consente ottimi rendimenti, bassissimo capitale di ingresso, semplicità, controllo totale sul tuo denaro, nessuna incognita simile a quelle che vedremo nelle prossime righe qui sotto.
SUGGERIMENTO: Leggi subito il post dedicato a "Come investire in siti web💰 puntando al 10% / mese (per sempre)" a QUESTA pagina.
Ma ritorniamo alla domanda iniziale: “se investissi in cripto, quanto potrei guadagnare?” .Inizio col dire che, dal mio punto di vista, la domanda probabilmente potrebbe essere posta meglio perché, messa così, la risposta è…
Dipende: c’è chi guadagna 1.000 € al mese, chi 150 €, investitori che perdono tutto ed investitori in grado di moltiplicare il proprio denaro a piacimento, arrivando a portarsi a casa ogni mese 1.000.000 di € o anche più.
Vediamo dunque assieme quali sono i guadagni più interessanti nello storico delle cripto, perché i numeri che seguono siano alla portata della tua mano (nella realtà tangibile) e quale sia il sistema tanto remunerativo da consentire tutto ciò.
Introduzione
PRIMO. Se il concetto di ROI, ovvero ritorno sull’investimento, ti è sconosciuto, forse questo è il momento giusto per colmare la lacuna. Come farlo subito, prima di procedere oltre nella lettura, in tempo zero e gratuitamente? Semplice, in questo mio articolo c’è la spiegazione, la formula e la definizione (ti serviranno per cogliere fino a fondo le opportunità che stanno offrendo le cripto in questo periodo).
SECONDO. Consiglio? Leggi questo articolo fino alla fine per scoprire finalmente anche tu l’unico modo sicuro per riuscire ad afferrare questi ghiotti treni che stanno incrementando il tenore di vita di tante persone oggi, con queste percentuali di capital gain elevatissime tanto insolite quanto immediate se guardate da un’angolatura cassettistica.
Quanto si può guadagnare investendo in cripto
Se sei uno molto preparato, negli investimenti tradizionali, non è escluso che tu possa fare il 2%, il 3% fino ad arrivare a guadagnare fino al 7% o anche al 15% in un solo anno!!! Bene dimentica questi numeri perchè quelli delle cripto stanno su un altro pianeta (appoggiato in una galassia lontana lontana, a distanza di svariati ordini di grandezza).
Infatti… ROI da 54.519%, 65.024%, 184.369% nel giro appena qualche anno 😱😱😱 (fonte icostats) non si vedono molto spesso nel mondo degli investimenti tradizionali, in qualunque campo si cerchi.
Chiaro, questi numeri sono riferiti ai 3 ROI che hanno battuto i record del mondo delle cripto… il fatto è che, di questi tempi, guardandosi attorno nel mondo delle criptovalute, non è poi così raro imbattersi in capital gain dell’ordine anche “solo” del 100% in pochi giorni 😱😱😱…
In tutto simili a quelli dell’era “dot-com” degli anni ’90, sono solo alcuni dei numeri che le valute digitali stanno regalando in questi mesi ai crypto-investitori ed il bello è che, nella maggior parte dei casi, non si tratta nemmeno di trader professionisti esperti in analisi tecnica, indicatori di mercato o money management ma di persone che, come te, hanno già sentito parlare di Bitcoin ma che, al contrario di te, hanno già colto la portata della rivoluzione provocata dalla Block-Chain – ovvero, ciò che si nasconde sotto il cofano di nomi come Bitcoin, Eterum o Ripple-.
Infarinatura (a razzo 🚀) sul mondo della blockchain
Prima di passare alla parte operativa del “come fare soldi con le cryptovalute” è fondamentale che tu abbia ben chiaro che cosa si intende per Blockchain. Ok, in effetti non è proprio necessario che tu ne conosca i risvolti tecnico / informatici (peraltro complicatissimi) ma un’infarinatura di base ti permetterà quantomeno di comprendere le regole del gioco. Per fare ciò prenderemo a prestito un esempio dal mondo bancario “tradizionale” (non me ne vogliano i crypto-ultras 🙂 ) ed uno da quello del pear-to-pear.
Gigi&Mario: esempio pratico
Gino ha 10.000 € sul suo conto corrente bancario della banca A. Mario ne ha 12.000 sul suo conto nella banca B . Gino manda un bonifico di 1.000 € a Mario (no, non lo so perché… forse erano tanto amici, Gino doveva dei soldi a Mario, forse ha semplicemente acquistato qualcosa da lui, insomma, direi che al fine della Blockchain gli intrallazzi tra Gino e Mario sono irrilevanti; ciò che conta è il passaggio di denaro dalle tasche del primo alle tasche del secondo). A questo punto, Gino avrà 9.000 € a saldo sul suo conto corrente bancario, mentre Mario ne avrà 13.000 . Ora, la domanda è: tecnicamente, dove viene tenuto il registro di questi pagamenti, in altre parole, dove vengono annotati questi numeri? Semplice, in un enorme “foglio excel” (chiamiamolo database) che viene salvato ed aggiornato nei server delle banche A e B.
Pear-To-Pear… Sì, c’entra.
Ora, mettiamo per un secondo in pausa l’argomento delle transazioni economiche e facciamo un piccolo un salto quantico nel mondo del peer-to-peer. Torrent, per intenderci. Il principio del file sharing attraverso la tecnologia peer-to-peer si basa sul fatto che, quando un utente desidera scaricare un file dalla rete, in realtà non scarica sul proprio device l’intero file da un unico server o computer connesso dall’altro capo del mondo ma scarica in maniera coordinata i tanti “mattoncini” che compongono il file tramite i computer di tutto il mondo che stanno simultaneamente condividendo con gli altri utenti della rete l’accesso ad esso. Un pezzettino da qui, un pezzettino da lì, un pezzettino da là et voilà… file downloaded!
Gigi&Mario + PearToPear: la Blockchain come non te l’hanno mai spiegata
Bene, block-chain (in italiano letteralmente: catena di blocchi) ovvero, per citare Wikipedia, “una lista in continua crescita di record, chiamati blocks, che sono collegati tra loro e resi sicuri mediante l’uso della crittografia” (e dunque che può garantire la riservatezza dei record stessi) è, in sintesi l’unione di questi 2 mondi: un grande database “decentralizzato” condiviso sui device sparsi in tutto il mondo di cui, uno dei suoi principali vantaggi, è quello di essere praticamente indistruttibile e non forzosamente alterabile.
Per rendere l’idea: come pensi che il genio del male di turno potrebbe fare se volesse fare in modo che, chiunque scarichi il libro de “Il piccolo principe” mediante pear-to-pear, si ritrovi nella cartella in download un pdf dal titolo “Il piccolo re”?? Dovrebbe simultaneamente hackerare e modificare n. devices (centinaia, migliaia, milioni???) sparse in tutto il mondo e modificare il file che esse condividono; cosa quantomai improbabile a farsi…
Questo solo fatto, unito ad una serie di altre chincaglierie cibernetiche all’ultimo grido, stanno aprendo scenari inimmaginabili fino a solo qualche anno fa. Tanto per citarne 3 a caso oltre al blasonato impiego nel caso del puro trasferimento di denaro iniziato da Bitcoin, ma la lista di utilizzi di questa tecnologia si estende alle migliaia di voci:
✅ legittimazione del voto elettorale digitale (con sicurezza del 100%)
✅ riduzione drastica della burocrazia nel caso delle compravendite immobiliari (i database decentralizzati applicati al settore della compravendita immobiliare possono aiutare a registrare, monitorare e trasferire titoli fondiari, atti di proprietà, privilegi ecc. e contribuiscono ad assicurare che i documenti siano accurati e verificabili)
✅ certificazione dell’impiego delle donazioni ricevute da enti benefici (la blockchain infatti è in grado di permettere di monitorare come un ente non-profit spenda le donazioni ricevute).
Ebbene sì: siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione tecnologica della medesima portata dell’invenzione di Internet (i cui effetti positivi sono ormai sotto gli occhi di tutti noi) e chi se ne sta rendendo conto ha un vantaggio economico potenzialmente illimitato rispetto a chi vuole tenere la testa sotto la sabbia o non si sta nemmeno accorgendo che il vento ormai è cambiato.
Un’invenzione rivoluzionaria non può essere dimenticata; se essa apporta dei reali vantaggi l’umanità non può smettere di usarla e dimenticarsene come se niente fosse. La ruota, la penicillina, la lampadina ed i microprocessori, così come Internet stesso, sono gli esempi più lampanti di questo principio.
Dunque, appurato che siamo difronte ad una vera e propria svolta planetaria tecnologica i cui effetti, come dicono gli analisti, si incominceranno a vedere su larga scala nei prossimi 5 o 10 anni al massimo, è giunta l’ora di rispondere alla domanda:
Come si fanno i soldi con le cripto? (pssss…con le ICO😃)
Non me ne vogliano i nerd né i più appassionati e competenti sostenitori della Blockchain ma, per semplificare, possiamo affermare che, tendenzialmente, la Blockchain sembrerebbe essere LA soluzione.
La Blockchain è utile ovunque si renda necessario l’impiego di un database che abbia come fine il rendere facilmente accessibili i dati mantenendo standard elevatissimi di sicurezza informatica, garantendo la privacy dei records, l’accuratezza dei registri, per prevenire potenziali azioni di hacking o per evitare possibili perdite di dati (cosa che avviene in praticamente in tutti i settori: dal sistema bancario alla sanità pubblica, dal mondo accademico alle scommesse sportive, dalla gestione dell’energia elettrica ai programmi di affiliate marketing e network marketing, dalle pratiche notarili alla logistica dei trasporti, alla compravendita di azioni – e così via-).
Ecco dunque che, individuato un problema dovuto al collo di bottiglia tipico di una gestione centralizzata dei record, i team e gli imprenditori di tutto il mondo, pionieri della tecnologia Blockchain, stanno oggi avviando su base quotidiana aziende che, mediante l’utilizzo di questa prodigiosa innovazione tecnologica, offrono in pressoché ogni settore soluzioni alternative, dal carattere decentralizzato, agli ostacoli dovuti alla centralizzazione dei records.
E così, Bitcoin è nata con l’idea di offrire un’efficace alternativa al sistema bancario tradizionale; Ethereum, mediante l’implementazione di smart contracts (contratti intelligenti) si prefigge di mettere in scacco le burocrazie di tutto il mondo creando un legame indissolubile tra la sua stessa valuta (l’Ether – parente stretto di Bitcoin -) con l’acquisizione del bene transato; Dadi, facendo leva sulla Block-Chain, mira a garantire infrastrutture web di data storage, computing e database dedicate alle aziende; DataWallet ha l’ambizione di realizzare la principale infrastruttura web dedicata all’interazioni di oggetti connessi all’ ”internet delle cose”, e così via.
Ogni giorno, in maniera del tutto analoga a quanto avviene per le aziende che si strutturano in modo tale da poter essere quotate in borsa mediante una cosiddetta IPO (dall’inglese initial public offering), svariate aziende 3.0 nei più vari settori, che promettono di risolvere un problema dovuto al collo di bottiglia della centralizzazione mediante una soluzione originale basata su Blockchain, aprono le porte agli investitori di tutto il mondo per capitalizzarsi e disporre così di un ingente somma iniziale per dare il via ai lavori.
In questo caso però, anzichè di IPO, si parla di ICO (Initial coin offering): gli investitori, anziché comprare delle azioni in regime regolamentato dagli enti appositi preposti al controllo -in Italia la Consob, negli USA la Sec-, acquisiscono dei cosiddetti “Token”.
Cosa sono i Token e a che cosa servono
I token sono, in pratica, la cryptovaluta propria dell’azienda stessa, “inventata per l’occasione” per così dire – come ad esempio gli Ether proprio di Etherum – e solitamente hanno 2 caratteristiche:
- I token proprietari dell’azienda saranno la sola valuta utilizzabile per accedere al servizio dell’azienda stessa
- SE (ed è un SE grande come una casa) l’azienda avrà successo, i token si rivaluteranno e saranno rivendibili con un certo capital gain (cosa che di questi tempi comunque avviene spesso a quanto pare…).
In questo modo anche team ristretti, nel giro di breve tempo, possono riuscire a capitalizzare il loro progetto con anche decine di milioni di dollari.
Esempio di ICO
Un esempio pratico anche se di fantasia: un team di addetti ai lavori inventa un modo per sfruttare la Blockchain in maniera che la pratica del car sharing (l’utilizzo condiviso delle automobili) sia reso più comodo, pratico, sicuro, veloce ed economico (non ci interessa tanto il come intenda far ciò, è solo un’ipotesi).
Questo team, decide di costituire un’azienda: la Block-Sharing Ltd. il cui slogan è “il car sharing per dimezzare le emissioni di CO2 nei prossimi 5 anni” (pessima USP per chi si intende di marketing… ma tanto per giocare).
Ok, Block-Sharing non produce ancora niente, non ha capitali alle spalle, non ha immobili o beni strumentali, ma ha un team con un’idea attuale, un grande progetto che potenzialmente può interessare milioni di individui in tutto il mondo e le competenze per portarlo a termine.
Ora, per capitalizzarsi ed avere così il denaro necessario a sviluppare il progetto che salverà il pianeta dalle emissioni degli autoveicoli nei prossimi 5 anni, la Block-Sharing ha diverse opzioni tra cui poter scegliere, ad esempio:
▶️ quotarsi in borsa cedendo delle percentuali di azienda ad investitori privati (con tutte le difficoltà connesse al poter accedere ad una situazione tale ed i rischi legali connessi a non essere in grado di riuscire a garantire i dividendi promessi)
▶️ farsi finanziare dalle banche mettendo a garanzia beni immobili dei membri del team
▶️ trovare uno o due joint venture capitalist o alcuni business angel (pochi, 1, 2, 5, 10..) che credano nel team e nel progetto
▶️ avviare una campagna di crowd founding per raccogliere il denaro necessario a partire tramite centinaia o migliaia di micro donazioni
▶️ avviare una ICO
Tuttavia, poiché l’intero progetto è supportato dalla tecnologia Blockchain (in cui per le aziende è di prassi inserire l’aspetto valutario e di gestione di transazioni economiche sicure) in questo caso la scelta dell’azienda ricade ovviamente proprio sulla ICO.
Il team marketing di Block Sharing si mette dunque al lavoro e, nel giro di breve tempo, con un esiguo investimento in comunicazione, l’azienda presenta il suo progetto sotto forma di sito web e del fondamentale “white paper”: il business plan ufficiale dell’azienda che, tra l’altro, spiega, oltre ai dettagli con cui l’azienda intende innovare il settore del car sharing, anche come e quanto gli investitori che partecipano alla ICO saranno remunerati SE (un SE grande come una casa) l’azienda avrà successo.
Si aprono le porte! Ora i token dell’azienda vengono venduti a pochi centesimi l’uno con la prospettiva di un guadagno, stando al white paper, del 200% o più nei prossimi pochi mesi, e l’azienda ha ora in mano il contante FIAT ($, €, ecc..) per poter pagare affitti, stipendi, marketing e comunicazioni, beni strumentali, ecc.. ed iniziare così a conquistare il mondo del car sharing.
A questo punto l’evoluzione dello scenario, al pari di un’avventura testuale, si trova davanti un bivio:
STRADA A) L’azienda, dopo aver incassato gli investimenti, implode, dichiara forfet, scappa col malloppo, ecc.. e nessuna Consob sarà mai in grado di correre dietro all’amministratore delegato (ecco perché gli investimenti in crypto currencies sono potenzialmente così rischiosi)
STRADA B) L’azienda tiene fede al white paper, le emissioni di CO2 iniziano immediatamente a diminuire ed i partecipanti alla IPO, ora in possesso della valuta necessaria a comprare i servizi della Block Sharing, rivendono i propri token a chi è effettivamente interessato a beneficiare del servizio (ovviamente, ad un prezzo maggiorato di svariate decine o centinaia di punti percentuali)
Se vuoi buttare nel cesso i tuoi soldi ⛔️NON leggere QUI⛔️
Essere in grado di riconoscere con precisione le vere opportunità di guadagno da ICO “farlocche”, di gestire il proprio portafoglio in modo da mantenere sempre un bassissimo profilo di rischio calcolato ed acquistare o vendere i token nel giusto timing non è una cosa semplice: si impara sul campo, nei forum o nei gruppi facebook, frequentando le community e, in genere, assorbendo notizie da blog, canali youtube e newsletter dedicate, tipicamente in inglese.
Di nuovo, come dicevo sopra, questo tipo di investimento non può competere né come semplicità, né tanto mento come rendimenti, con quello che personalmente amo definire "L'investimento perfetto (100% all'anno)" (leggi subito il post dedicato a a QUESTA pagina).
Quello che però posso ancora fare per te su questo sito è, prima ancora di suggerirti di “googolare” sull’argomento, di permetterti acquisire le 2 skills che, da sole, ti possono aiutare a salvare il tuo denaro da ICO funeste, permettendoti così di diventare un investitore seriale professionista in ICO:
🔴 diventare un mago dell’asset allocation (cosa che permette sempre di ridurre i rischi massimizzando i profitti sul lungo termine): questo mio articolo, come è stato definito da un mio amico, è “la bibbia dell’asset allocation“ ⏩
🔴🔴 diventare esperto nel valutare i white peper (i business plan delle aziende che si prodigano nel lancio della loro ICO): questo è il primo di 2 post miei sull’argomento ⏩ che, se leggerai e terrai a mente mentre valuti i white paper delle aziende su cui intendi investire, ti permetteranno di investire solamente sui cavalli vincenti.
Buona lettura e, soprattutto, buone ICO!